Teleologia, complottismo e fideismo

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Su Le Scienze di dicembre 2018 si legge uno stimolante articolo di Telmo Pievani, filosofo della scienza dell’Università di Padova (https://pikaia.eu/author/pievani/).

In quelle righe offre lo spunto per alcune considerazioni sulla tendenza di tante persone che navigano sul web a creare o diffondere notizie false, senza alcun desiderio di approfondire. Pievani analizza due caratteristiche che fanno da fondamento a questa tendenza. Parla della teleologia, la tendenza ad attribuire intenzione e finalità a qualunque fenomeno, naturale o meno che sia. Un esempio è l’attribuzione a forze sovrannaturali per lo scatenamento di un fulmine. Questa modalità di pensiero si radica profondamente nella nostra speranza che tutto abbia un senso, una ragione. La paranoia, o la tendenza a vedere intenzioni malevole negli altri, è associata ad una necessità evolutiva: quella di difenderci dai predatori. Il pregiudizio della sfiducia in natura serviva a non correre troppi rischi: meglio sbagliarsi pensando a cattive intenzioni che fidarci cadendo nelle fauci di un predatore o di un nostro simile malintenzionato. Questo modo di pensare è molto radicato dentro tutti noi. Dovremmo però riconsiderarlo quando viviamo in società molto meno pericolose rispetto al nostro ambiente naturale primitivo.

Il ruolo della fede

Alle argomentazioni già convincenti di Peviani aggiungo la fede, come terzo ingrediente di un pensiero bloccato e rigido. La fede intesa in modo estensivo, non per forza religioso. Se ho fede in una squadra di calcio e un calciatore di questa commette fallo, in barba ad ogni onestà intellettuale sosterrò la sua innocenza. Se ho fede in un’arma delle forze dell’ordine, sosterrò che tutti i suoi membri sono onesti per natura. La fede è nemica del ragionamento, del confronto, dello spirito critico. Chi ha fede non possiede i necessari anticorpi per districarsi nella complessità della vita. Una ricerca molto curiosa evidenzia una stretta associazione cognitiva tra il creazionismo (l’idea che l’universo sia stato creato) e le manie cospirazioniste. Alla base di entrambe sembra che ci sia proprio la teleologia: tutto deve avere un senso e un’intenzione. Non si è trovata una cura per il cancro? Sarà colpa dell’industria farmaceutica. L’economia va male? Sarà colpa dei banchieri esteri.

La formula popolare, e quindi vincente, è la seguente: prendi una notizia falsa, ammantala di teleologia e cospirazioni e farà il giro del web.

Bloccare il pensiero

La modalità cognitiva basata sul misto di paranoia, teleologia e fede è quanto di più assurdo si possa incontrare. Se avete mai discusso con una persona così ve ne siete accorti: sembra impermeabile a qualunque ragionamento, non accoglie alcuna considerazione e vi attribuirà idee che non avete né espresso né pensato. Inoltre questo
mix crea una barriera intellettiva nei confronti di qualunque responsabilità personale che potrei invece avere io, erodendo anche il mio potere: ho storie d’amore negative? Non posso farci niente, sarà colpa degli uomini/donne. I miei colleghi non collaborano con me? Non sono io, saranno tutti d’accordo con il capo per fare mobbing.

Il ruolo della flessibilità del pensiero

Occupandomi da tanti anni di cambiamento (in psicoterapia e coaching) mi sono trovato spesso di fronte a persone con queste caratteristiche. In un mondo che corre velocemente, che richiede collaborazione, flessibilità, inventiva, questa esplosiva ricetta può fare del male innanzitutto a chi la possiede. La soluzione è non fermarsi alle nostre convinzioni, ma metterle alla prova. Anche gli astronauti ce lo insegnano https://coachingsistemicoitalia.it/1708-2/

Impariamo da Popper

Come Popper faceva notare tanti anni fa, per una società libera ci vuole un pensiero libero, e questo è un servizio che va ben al di là di migliorare le performance di una persona o di un team. È un servizio civile ed etico alla società intera.

Nella vostra azienda potreste scoprire che esistono sacche di questo pensiero imbrigliato. Liberarvene aumenterebbe le risorse per tutti.