L’arrivo del virus, così repentino anche in Italia, offre l’occasione di analizzare i cambiamenti che impone a tante piccole abitudini della nostra vita, quotidiana o meno.
E, come un velo strappato, rivela alcuni ingredienti della nostra civiltà che è utile avere a mente. La civiltà è un sistema ipercomplesso, fatto da tantissime parti che si relazionano tra loro, garantendo un equilibrio globale. Ogni minaccia a questo equilibrio richiede la messa in campo di tutte le energie possibili.
Se osserviamo con curiosità gli eventi che si stanno susseguendo, possiamo comprendere le tante lezioni che il virus ci sta offrendo. In questi giorni in cui non ho interrotto il mio lavoro a Milano e in provincia, ho verificato i cambiamenti, arrivati improvvisi. Visti da vicino non sono poi così male, anzi. Vediamone alcuni.
- Siamo più connessi di quanto pensiamo. Il contatto da 2 metri di vicinanza con un portatore di Corona virus è come il tocco del gioco ce l’hai. Senza saperlo riceviamo e diamo questi tocchi a persone che poi contattano altre persone. Questa gigantesca rete è l’umanità intera, che si sposta, si incontra, si abbraccia e saluta. Vista la poca mortalità del virus, per fortuna, si può anche guardare lo sviluppo dei focolai come una visualizzazione degli scambi tra persone che attraversano il globo. E visti gli intensi scambi tra Cina e Africa, aspetto compaiano anche quei flussi.
- Abbiamo bisogno degli altri. Le città vuote comunicano in modo chiaro quanto la bellezza dell’architettura sia poca cosa senza gli occhi di chi la può ammirare. La tristezza evocata da quegli scenari è palpabile e ci aiuta a capire il valore della socialità, della presenza umana.
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Produrre e lavorare sono una caratteristica talmente scontata che abbiamo bisogno del silenzio, dei ristoranti vuoti, delle palestre chiuse, delle piazze deserte, dei treni e aerei fermi, delle scuole e università in pausa, delle aziende silenziose, per capire quanto l’umanità sia in azione costantemente.
- Il valore della pausa, della riflessione e del ritiro. Tante persone che non si sarebbero scelte una pausa di riflessione lo stanno facendo, loro malgrado. Il muratore che tira su un muro non può continuare a farlo senza una pausa ogni tanto. Per riposarsi e rendere meglio dopo, per verificare se i mattoni sono in perfetta verticale. Senza le pause e la riflessione su ciò che facciamo, l’azione diventa automatica e meno intelligente. Questo virus ci sta suggerendo anche questo ingrediente.
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Lo smart working. Questo modo di lavorare sempre più diffuso sta vivendo un gigantesco test, anche per le aziende che non lo vedevano di buon occhio. In tanti sono costretti a lavorare da casa e l’impatto di questa forzatura sarà valutabile solo nei prossimi mesi. Un’occasione che non si poteva prevedere.
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Per cambiare a volte serve forzare la mano. Non sempre bisogna essere convinti di un cambiamento per metterlo in atto. A volte la strada più efficace è di farlo e valutarlo solo dopo. Anche questo ci sta suggerendo il Corona virus, con tutti i cambiamenti che siamo costretti a introdurre nella nostra vita e che mai avremmo previsto. Valuteremo poi.
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L’orgoglio di sfidare gli ostacoli. L’efficienza dei sanitari e il loro spirito di sacrificio, le forze dell’ordine e il loro contributo a dirigere i flussi umani e di veicoli, i politici e gli amministratori che stanno organizzando riunioni su riunioni per affrontare la situazione.
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La comunità scientifica è viva e palpitante. Nella vita di tutti i giorni non possiamo renderci conto di quante reti di sostegno alla civiltà abbiamo intorno. Persone che spesso lavorano nell’ombra, tra laboratori, convegni e clinica. Una di queste reti è costituita dalla sanità e dalla ricerca che porta con sé. Persone che sono pronte ad intervenire per riparare ogni crepa nel nostro benessere. Persone di tutte le nazionalità che superano barriere, ideologie, dogane e regimi di tutti i tipi (come nello sport) per competere lealmente, per cooperare quando le sfide richiedono sforzi planetari. E che sollievo sentire parlare loro del virus, rispetto alle speculazioni di tanti improvvisati esperti apocalittici.
- Comunicare ed essere responsabili. La Cina ha tardato a dare le corrette informazioni al resto del mondo e questo ha prodotto intempestività per alcune azioni preventive. In generale la gestione sembra essere stata migliore rispetto ai tempi della Sars, con comunicazioni meno opache, ma ancora da migliorare. Questo è il segnale che l’assunzione di responsabilità è aumentata, buon segno. Non è facile, ma fronteggiare un problema socializzandolo, chiedendo collaborazione e aiuto è molto più efficace che nasconderlo e buttare il petto in fuori a chi vuole sapere di più.
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Per chi è di Milano, sale l’orgoglio di appartenere e di guidare il resto del paese. Stanno aumentando sui social video e commenti che invitano i milanesi e Milano a uscire rafforzata da questa singolare situazione. A non mollare, a tirare fuori le sue migliori risorse per aiutarsi e aiutare il Paese.